HOME SWEET HOME / Lezioni di cinema e architettura residenziale


Da Lunedì 16 Maggio 2022 / Multisala Corso / Corso del Popolo n. 30, Treviso
HOME SWEET HOME
Lezioni di cinema e architettura residenziale al Multisala Corso
a cura di Marco Bellano
con Fondazione Architettura TV

Ogni lunedì dalle 20.30 alle 22:30, da lunedì 16 maggio per 3 incontri.

Link per iscrizione: Iscrizione corso “Home Sweet Home”
oppure scrivendo all’indirizzo mail cineforumlabirinto@gmail.com 


A partire da metà maggio, nella sala grande del Cinema Corso, Cineforum Labirinto e FATV – Fondazione Architettura Treviso organizzano un seminario in tre lezioni per indagare il territorio di confine tra cinema e architettura attraverso il punto di vista dell’interno e della domesticità, il primo ambito di sperimentazione universale.
Ambientare un film in una casa significa aprire la porta a un universo di sfide e grandi opportunità. Gli spazi, infatti, sono ristretti; spesso è necessario creare architetture su misura, o persino trasformabili, per consentire di effettuare le riprese in comodità. Sempre per via di questa scarsa disponibilità di spazio, c’è poi il rischio della ripetitività, specialmente quando le vicende avvengono principalmente in un contesto domestico; la gestione delle luci, infine, crea difficoltà non indifferenti.
Superati questi problemi, tuttavia, la casa, come set, saprà regalare a un film un’irripetibile dimensione emotiva; anche quando si tratta di dimore a noi sconosciute, nel racconto si insinua irresistibile un senso di appartenenza e nostalgia, che nelle mani di un regista può diventare materia prima per invenzioni cinematografiche di straordinaria intensità.

Partendo dal commento delle sequenze dei film selezionati, il docente Marco Bellano (Università di Padova) condurrà i partecipanti alla scoperta di tre filoni d’indagine del rapporto tra cinema ed architettura:

  • I GRANDI MAESTRI / 16 Maggio 2022
    Alfred Hitchcock e il Bates Motel – Psyco (1960)
    Stanley Kubrick e l’Overlook Hotel – Shining (1980)
  • VIAGGIO IN GIAPPONE / 23 Maggio 2022
    Yasujirō Ozu e l’abitazione tradizionale giapponese – Viaggio a Tokyo (1953)
    Castelli e abitazioni nei mondi animati di Hayao Miyazaki – Il castello errante di Howl (2004)
  • LA METAFORA DELL’ARCHITETTURA / 30 Maggio 2022
    La visione di Jacques Tati tra architettura moderna e tradizionale – Mon Oncle (1958)
    Parasite e l’architettura come metafora sociale – Parasite (2019)

Il corso, ideato e curato da Marco Bellano, docente di cinema presso l’Università di Padova, è rivolto a studenti, architetti, designer, videomaker, insegnanti e appassionati di cinema che vogliano scoprire o approfondire il rapporto tra cinema e architettura attraverso l’analisi dei capolavori selezionati.

L’iniziativa si articola in 3 incontri che si terranno di lunedì dalle ore 20.30 alle 22.30,  a partire da lunedì 16 maggio 2022, presso la Sala Grande del Multisala Corso,  situato in Corso del Popolo n. 30 in centro storico a Treviso. Il costo del corso è pari a 65 euro, ridotto a 50 euro per i tesserati “Cineforum Labirinto 2022” e gli abbonati alle attività di “FATV 2022”.
Per la partecipazione al corso sono riconosciuti n. 6 CFp per gli iscritti all’Albo degli Architetti PPC.

La sede del corso è una sala cinematografica con un capienza massima di 400 posti, dotata di uno schermo gigante e ampi spazi per accedere alle sedute. La struttura del Multisala permetterà di svolgere gli incontri in totale serenità, garantendo una distanza interpersonale ben oltre quella prescritta dalle vigenti normative e un accesso in sala sicuro e agevole. In ottemperanza alle prescrizioni di legge, gli organizzatori porranno in essere tutte le misure di contrasto al Covid-19.

Per iscriversi e per maggiori informazioni: cineforumlabirinto@gmail.com / 3457880544

Scopri il programma e altre informazioni scorrendo qui sotto!


IL PROGRAMMA

1° incontro | I GRANDI MAESTRI | 16 Maggio 2022

Tra le sorgenti più profonde dell’orrore, cinematografico e non solo, vi è senz’altro il tradimento da parte di ciò che ci è più caro, familiare e necessario: un parente o una persona amata possono allora trasformarsi in maniaci omicidi o morti viventi, mentre l’ambiente domestico, o le accoglienti camere di un raffinato hotel, si trovano a spalancare le loro porte a presenze oscure e abissi d’angoscia.

Parlando di alloggi “traditori” al cinema, due ci appaiono particolarmente terrificanti e magistrali: il Bates Motel di Psyco (1960), e l’Overlook Hotel di Shining (1980). Nel primo, gli arredi e gli spazi rimandano a una pacifica provincialità americana, che appare come un porto sicuro a Marion Crane, travolta da una tempesta notturna e da un tumulto di sensi di colpa, a seguito del primo e unico furto da lei commesso. La regia di Hitchcock, tuttavia, mette a nudo molteplici falle in questa apparente sicurezza, contraddicendo la banalità dell’architettura con un gioco quasi subliminale di luci, ombre, forme e direzioni, in attesa che l’imprevedibile accada proprio nello spazio più intimo, là dove ogni difesa viene meno: la doccia.

Nell’Overlook Hotel, invece, il terrore nasce dal contrasto tra controllo e smarrimento. Gli spazi ci sembrano rivelati da mappe o simili: il labirinto visto dall’alto, la trama sui pavimenti percorsi da Danny col suo triciclo… Eppure, il controllo è solo un’illusione, così come la realtà quale essa appare a chi non possiede la “luccicanza”, ovvero lo shining. Le gelide geometrie dell’hotel non hanno via d’uscita; la macchina da presa scivola fluida e spettrale fra corridoi e stanze, ma una stessa via può condurre a destinazioni diverse, o forse solo alla destinazione estrema.


2° incontro | VIAGGIO IN GIAPPONE | 23 Maggio 2022

La tradizione cinematografica giapponese sfrutta volentieri l’immagine della casa, per parlare tuttavia di sentimenti e nostalgia; la casa è dunque luogo dell’anima, ma anche segno del tempo che passa, specialmente quando vi si ritorna dopo una lunga assenza o vi si trascorre con lentezza un’intera vita. Si risveglia allora, nel racconto della casa, il mono no aware, ovvero l’ammirazione dolorosa – e profondamente giapponese – per la caducità delle cose.

Nel cinema di Yasujiro Ozu, la casa è un luogo di questo tipo: teatro di relazioni ed emozioni, nonché specchio dei legami e delle fratture che disegnano la storia di una famiglia. Gli oggetti, i volumi e gli arredi tipici della casa giapponese offrono continuamente un controcanto alla storia di Viaggio a Tokyo (1953), lasciando che lo sguardo stesso del regista segua le direttrici orizzontali e prossime al pavimento dei movimenti di chi abita quello spazio, sedendo sul tatami.

È simile, ma carica dell’energia e della voglia di scoprire tipiche dell’infanzia, anche la casa animata messa in scena da Hayao Miyazaki in Il mio vicino Totoro (1988), colma di divertimento, eppure appartenente a un tempo che non c’è più: il Giappone degli anni Cinquanta, e la fanciullezza del regista stesso. Ci sono simili implicazioni emotive anche nella surreale dimora magica protagonista di Il castello errante di Howl, dove la natura fiabesca e metamorfica degli spazi è sempre riflesso di stati d’animo, nel tortuoso percorso che porterà a intrecciarsi i destini di Sophie e del mago Howl.


3° incontro | L’ARCHITETTURA PROTAGONISTA | 30 Maggio 2022

L’architettura è compagna insostituibile per il cinema di pantomima di Jacques Tati, dove gli spazi diventano simbolo dell’alienazione tra uomo e ambiente nell’età contemporanea. I meccanismi e i suoni dell’abitare diventano buffi e incomprensibili, lasciandoci sì divertiti, ma anche smarriti. Così accade, immancabilmente, in Mon Oncle (1958); e, con un parallelo in apparenza ardito, sembra di ritrovare uno stratagemma narrativo simile anche in Parasite (2019) di Bong Joon-ho. Di nuovo l’abitazione e i suoi spazi diventano pretesto per parlare della società d’oggi, anche se certo non con la levità e la piacevole malinconia di Tati. Il film, invece, sta in bilico tra brutale realismo e commedia dell’assurdo; il racconto dell’eterna stranezza a cui è condannato ogni domestico che, al servizio di una famiglia, rimane un estraneo pur avendo accesso all’intimità più segreta di una casa. Senza retorica, Parasite lascia intravedere in questo paradosso sociale un’immagine in filigrana dei nostri tempi, dove “infiltrarsi” nel privato di chiunque è diventato pericolosamente facile.


IL DOCENTE

Marco Bellano è dottore di ricerca in cinema, critico cinematografico e professore a contratto di History of Animation all’Università di Padova. È autore di numerose pubblicazioni sulla musica per gli audiovisivi e sul cinema d’animazione, uscite in Italia, Europa e USA. Nel 2014 la S.A.S. – Society for Animation Studies gli ha conferito il premio Norman McLaren-Evelyn Lambart per il miglior articolo accademico sull’animazione del 2010-11. È stato chair del 29° convegno annuale della S.A.S. (Padova, 3-7 luglio 2017). È stato docente e relatore presso sedi accademiche quali Oxford, Brighton, Guildford, Canterbury, Madrid, Salamanca, Oviedo, Murcia, Potsdam, Kiel e Heidelberg. Ha ricevuto nel 2018 l’Abilitazione Scientifica Nazionale a professore associato, nel settore Teatro, musica, cinema, televisione e media audiovisivi. Nel novembre 2018 è stato invitato come relatore straniero dal 3° Convegno Annuale Cinese di Ricerca sull’Animazione, presso l’Università di ChengDu. Diplomato con lode in Pianoforte presso il Conservatorio di Vicenza, ha poi intrapreso studi di composizione e si è diplomato in Direzione d’Orchestra con G. Andretta. Tra le più recenti pubblicazioni del docente si segnalano, tra le tante, la monografia “Allegro non troppo. Bruno Bozzetto’s Animated Music” (Bloomsbury Academic, 2021) e il volume “Ventiquattro fotogrammi per una storia dell’animazione” (Audino ed., 2021).


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