ANATOMIA DI UN FILM. Lezioni di cinema al Multisala Corso / Gennaio 2023


Da Lunedì 30 Gennaio 2023 / Multisala Corso / Corso del Popolo n. 30, Treviso
ANATOMIA DI UN FILM
Lezioni di cinema al Multisala Corso
a cura di Marco Bellano

Ogni lunedì dalle 20:30 alle 22:30, da lunedì 30 gennaio per 5 incontri.

Link per iscrizione: Iscrizione corso “Anatomia di un film”
oppure scrivendo all’indirizzo mail cineforumlabirinto@gmail.com

Iscrizioni aperte anche per singole lezioni!

Nella storica Sala Grande del Multisala Corso di Treviso, Cineforum Labirinto presenta un nuovo ciclo di lezioni di cinema per tornare a vivere il fascino della sala cinematografica in compagnia dei capolavori e dei grandi registi che hanno fatto la storia della Settima Arte.

A partire da fine gennaio, Cineforum Labirinto propone un corso dedicato all’analisi di cinque grandi capolavori del cinema. Le lezioni si concentreranno sulla genesi creativa delle opere e sulle tecniche stilistiche e le scelte tematiche adottate dai registi, lasciando spazio anche ad aneddoti sulla produzione, sul cast e sull’influenza delle pellicole nell’immaginario collettivo.

I film selezionati sono Vertigo (1958) di Alfred Hitchcock, A qualcuno piace caldo (1959) di Billy Wilder, In the mood for love (2000) di Wong Kar-wai, Il Petroliere (2007) di Paul Thomas Anderson e Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino.

Il corso, ideato e curato da Marco Bellano, docente di cinema presso l’Università di Padova, è rivolto a studenti, videomaker, insegnanti e appassionati che vogliano scoprire o approfondire la grammatica cinematografica e la storia del cinema attraverso i capolavori di cinque grandi maestri.

L’iniziativa si articola in 5 incontri che si terranno di lunedì dalle ore 20.30 alle 22.30,  a partire da lunedì 30 gennaio 2023, presso la Sala Grande del Multisala Corso,  situato in Corso del Popolo n. 30 in centro storico a Treviso. Il costo del corso è pari a 80€.

La sede del corso è una sala cinematografica con un capienza massima di 400 posti, dotata di uno schermo gigante e ampi spazi per accedere alle sedute. La struttura del Multisala permetterà di svolgere gli incontri in totale serenità, garantendo un’ampia distanza interpersonale e un accesso in sala sicuro e agevole. In ottemperanza alle vigenti prescrizioni di legge, gli organizzatori porranno inoltre in essere tutte le misure di contrasto al Covid-19.

Per iscriversi e per maggiori informazioni: cineforumlabirinto@gmail.com / 3457880544

Scopri il programma del corso e altre informazioni scorrendo qui sotto!


IL PROGRAMMA

1° incontro | VERTIGO | 30 Gennaio 2023

Il cinema è sogno, ma il cinema è anche memoria. Nasce da questa doppia natura il segreto carisma di La donna che visse due volte (1958), titolo italiano sin troppo rivelatore di un film che Alfred Hitchcock, com’era sua abitudine, volle invece chiamare con una sola, lapidaria parola: Vertigo, ossia “vertigine”. Salutata più volte come una delle migliori pellicole di tutta la storia del cinema (nel 2022, nella classifica stilata ogni dieci anni da Sight and Sound, era al secondo posto), La donna che visse due volte non è esattamente un noir, né una storia romantica, né un thriller; pur con elementi tratti da ciascuno di questi generi, è invece la sintesi della poetica di Hitchcock, dove la perfezione formale dello sguardo insegue le più irrazionali derive del desiderio nel profondo della psiche. James Stewart, icona dell’eroe americano generoso e senza macchia, viene qui dominato da una passione morbosa per l’immagine e il ricordo del personaggio di Kim Novak, reinventata come suprema incarnazione dell’archetipo femminile di Hitchcock: algido, biondo, irraggiungibile. Eppure, non è davvero lei la protagonista; come ha detto Martin Scorsese, “Il film di Hitchcock parla di un’ossessione, il che vuol dire che si ritorna sempre al medesimo istante, ancora e ancora”.

2° incontro | A QUALCUNO PIACE CALDO | 6 Febbraio 2023

Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!” “Be’, nessuno è perfetto”. L’assurda e fulminante eleganza del dialogo che chiude A qualcuno piace caldo (1959) è così memorabile che Billy Wilder la volle come epitaffio, incisa sulla sua lapide: “Sono uno scrittore, ma insomma, nessuno è perfetto”. È curioso come uno dei registi più versatili di sempre, capace di creare capolavori in ognuno dei generi da lui frequentati, dal noir, al film di guerra, alla commedia, scelse di essere ricordato presso i posteri come “scrittore”. In effetti, gran parte della potenza comica di A qualcuno piace caldo proviene proprio dalla sceneggiatura, stesa da Wilder assieme al fidato I.A.L. Diamond. Certo, il film non sarebbe lo stesso senza il suo splendido bianco e nero, e senza la preziosa alchimia creatasi tra le interpretazioni di Marylin Monroe, Jack Lemmon e Tony Curtis; eppure, la chiave del suo ritmo inesorabile sta nelle invenzioni narrative e verbali, nonché nella sua sfacciata sfida alle limitazioni che l’industria di Hollywood imponeva a quel tempo. Erano gli anni del Codice Hays, che non prevedeva affatto la possibilità di mostrare storie con tematiche quali il travestitismo o l’omosessualità. Il successo travolgente del film, pare, contribuì a dare la spallata finale al Codice; e così, da A qualcuno piace caldo giunse una ventata di fresco rinnovamento nel cinema americano.

3° incontro | IN THE MOOD FOR LOVE | 13 Febbraio 2023

Mood significa “umore”, “atmosfera”. In cinese mandarino, il titolo originale di questo indimenticabile film diretto da Wong Kar-wai nel 2000 parla di “età della fioritura”, facendo riferimento ai fuggevoli tempi della giovinezza. Le iscrizioni che aprono e chiudono l’opera parlano ancora di malinconica vaghezza, anni svaniti, finestre coperte di polvere e desiderio del passato. Forse il più importante film giunto dall’estremo oriente nell’ultimo quarto del Novecento, In the Mood for Love è una pura elegia cinematografica sull’amore come idea e sentimento, dove un’impareggiabile competenza tecnica e storica viene messa al servizio del non detto, dell’allusione e del lirismo visivo. Wong Kar-wai è stato spesso accostato ai registi della nouvelle vague francese, nonché a maestri come Robert Bresson e Michelangelo Antonioni (con cui, nel 2004, condividerà il film a episodi Eros). Il paragone è giusto, ma lo stile del regista di Hong Kong rimane profondamente personale: è un cinema che parla del tempo, non tanto tramite il ritmo, ossia tramite un accento sulla struttura minuta che articola i singoli momenti, quanto con la difficile rappresentazione di tempo come flusso soggettivo, che trascorre indistinto, rivelando nella realtà sfaccettature intime sempre diverse.

4° incontro | IL PETROLIERE | 20 Febbraio 2023

L’ossessione per il petrolio, e dunque per la ricchezza, ma anche il capitalismo, la religione e il tradimento: gli argomenti di cui tratta Il petroliere (2007), di Paul Thomas Anderson, sono vasti e complessi, eppure trovano posto con agio in un film guidato da esemplari prove d’attore (la sceneggiatura, del resto, fu creata con Daniel Day-Lewis in mente sin dall’inizio) che parla con forza alla contemporaneità. L’ambientazione storica, fatta per trasportarci con cura estrema al primo Novecento del romanzo di Upton Sinclair da cui è tratta la vicenda, è infatti solo uno schermo: nelle dinamiche di potere e violenza messe in scena riaffiorano catastrofi umane ricorrenti sin dall’antichità. Il petroliere ha la portata solenne di una tragedia, anche grazie alla sua raffinata estetica, memore dell’epica americana per eccellenza, ossia il genere western. Sarebbe riduttivo, però, racchiudere il film entro questo genere; la genealogia artistica di Il petroliere è assai più complessa, e si snoda forse tra Rapacità (1924) di Erich Von Stroheim, Quarto potere (1941) di Orson Welles e Il tesoro della Sierra Madre (1948) di John Huston. È la genealogia di un vizio trasformato in una stella del cinema conturbante e terrificante: l’avidità.

5° incontro | BASTARDI SENZA GLORIA | 27 Febbraio 2023

Tutta la storia ritorna e si trasforma, nei film di Quentin Tarantino: quella del cinema, reinventata dalle fondamenta riscoprendo e citando i cosiddetti film di “serie B”, ma anche quella vera e propria, che nelle mani del regista può prendere beffarde direzioni alternative. Bastardi senza gloria, nel 2009, mise alla prova entrambe le alternative. Si omaggiava, per cominciare, un film di Enzo Castellari del 1978, Quel maledetto treno blindato, conosciuto a livello internazionale proprio come Inglorious Bastards. Soprattutto però, prendendo le distanze dalla pellicola italiana, Tarantino si concedeva una trama che scompigliava le carte della storia in riferimento a uno dei suoi momenti più tragici, ovvero l’Olocausto: un manipolo di ebrei avrebbe avuto la sua vendetta sul regime nazista e Hitler in persona. La violenza estetizzante e ironica di Tarantino cerca così la complicità dello spettatore, che si ritrova combattuto fra repulsione e colpevoli sentimenti di rivalsa: le azioni dei “vendicatori” ebrei sono terrificanti e riprovevoli, ma come non gustarsi una spettacolare vendetta contro i peggiori criminali della storia, sapendo che tanto è tutto un gioco dell’immaginazione? Un gioco, peraltro, cinematograficamente splendido; tant’è che, viene il sospetto, forse nella sua ultima battuta Brad Pitt si fa portavoce del giusto compiacimento dello stesso Tarantino: “Sai che ti dico, Utivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro!”.


IL DOCENTE

Marco Bellano è dottore di ricerca in cinema, critico cinematografico e professore a contratto di History of Animation all’Università di Padova. È autore di numerose pubblicazioni sulla musica per gli audiovisivi e sul cinema d’animazione, uscite in Italia, Europa e USA. Nel 2014 la S.A.S. – Society for Animation Studies gli ha conferito il premio Norman McLaren-Evelyn Lambart per il miglior articolo accademico sull’animazione del 2010-11. È stato chair del 29° convegno annuale della S.A.S. (Padova, 3-7 luglio 2017). È stato docente e relatore presso sedi accademiche quali Oxford, Brighton, Guildford, Canterbury, Madrid, Salamanca, Oviedo, Murcia, Potsdam, Kiel e Heidelberg. Ha ricevuto nel 2018 l’Abilitazione Scientifica Nazionale a professore associato, nel settore Teatro, musica, cinema, televisione e media audiovisivi. Nel novembre 2018 è stato invitato come relatore straniero dal 3° Convegno Annuale Cinese di Ricerca sull’Animazione, presso l’Università di ChengDu. Diplomato con lode in Pianoforte presso il Conservatorio di Vicenza, ha poi intrapreso studi di composizione e si è diplomato in Direzione d’Orchestra con G. Andretta. Tra le più recenti pubblicazioni del docente si segnalano, tra le tante, la monografia “Allegro non troppo. Bruno Bozzetto’s Animated Music” (Bloomsbury Academic, 2021) e il volume “Ventiquattro fotogrammi per una storia dell’animazione” (Audino ed., 2021).


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